Se Veltroni leggesse..

[parte di questa lettere è stata ripresa nell’articolo Nomenklatura e giovani esclusi sul Sole 24 Ore del 30 di Settembre]

Caro Walter,

sono un giovane di 25 anni, provenienza nord-est, sulla mia prima tessera della Sinistra Giovanile è riportata la tua firma da allora Segretario Nazionale dei DS, sono entrato in politica spinto da una passione che avevo coltivato a lungo durante i miei anni di superiori, durante i dibattiti fatti in classe nelle ora di storia e filosofia proficuamente concesse da un mio indimenticabile professore.

La passione dell’interesse prima di tutto, l’interesse di conoscere, l’interesse di esprimere, l’interesse di dare un proprio giudizio, l’interesse di condividere una propria interpretazione, l’interesse di coltivare l’idea di un mondo dove le cose possano girare meglio, senza intoppi, sempre nella direzione del giusto, di quel giusto che ignorante del cinismo della vita credi che possa essere sempre chiaro e perseguito da tutti.

Oltre la passione che cresceva, sono stati due gli elementi fondamentali che non mi hanno lasciato scampo. Paradossalmente in contrasto tra di loro. Willer Bordon e la sua battaglia contro le antenne di Radio Vaticana e la passione che mi trasmettevi quando ti sentivo parlare, quando ti vedevo con quel enorme “I care” dietro le spalle e persino quando leggevo le tue recensioni dei film sulle pagine del Venerdì di Repubblica.

E’ incredibile ma è nato tutto così.

Da allora sono entrato in Sinistra Giovanile, a Verona allora inesistente, ed insieme a prima pochi poi tanti indimenticabili compagni di viaggio abbiamo tagliato numerosi traguardi, primo tra tutti, il rinnovamento del nostro partito locale.
Ho poi conosciuto persone, ho girato e ho scoperto la dura fauna della giungla dei partiti.

In tutto questo tempo, anche se non sapevo che ci sarebbe stato il Partito Democratico, ho sempre creduto che si lavorasse per cambiare le cose, per un qualche cosa di nuovo, non chiaramente delineato ma certo, preciso, in fondo all’orizzonte, un giorno raggiungibile.

E alla fine passo dopo passo, a quell’orizzonte ci siamo tutti avvicinati e ho cominciato ad avere la presunzione di pensare che il Partito Democratico fosse ciò per cui in fondo, tanti anni fa, ho iniziato a fare politica e la quasi certezza lo avuta quando hai ufficializzato la tua candidatura a segretario; era incredibile, tutto tornava come in un cerchio perfetto.

Mi sono scaldato, ho dimenticato presto la batosta delle elezioni di Verona, ho eclissato sulle ore perse, sulla fatica consumata e sugli impegni della vita “normale”. Ho pensato che ci volevo essere, ho pensato che questo fosse il momento buono per fare il partito dei sogni come in una favola di Disney. Quando ho saputo del “Manifesto Ambientalista per il PD” mi sono riconosciuto subito ed incredibilmente anche questo tornava nella mia storia da Bordon agli EcoDemocratici, da Walter DS a Walter PD, dalla passione ideale giovanile alle passione per un partito nuovo.

Ho incontrato delle persone fantastiche, lontane dai partiti e dalle loro lotte intestine, DS contro DS, Margherita contro Margherita, Ds contro Margherita, persone contro persone, tutte interessate a preservare posizioni di potere in una città dove tutti insieme arriviamo a stento al 30%. Ho incontrato persone che vengono dalle associazioni, ambientaliste soprattutto, ho incontrato insomma chi fa politica tutti i giorni, nel loro settore, nella loro comunità, chi la politica la fa sempre sfacciatamente e sincera quando chi è al governo è teoricamente amico ma anche praticamente nemico.

In alcune di queste persone, nonostante le perplessità, nonostante la distanza kilometrica dalle prassi dei partiti, ho trovato con mio enorme piacere l’interesse di partecipare attivamente alla costituzione del Partito Democratico.
Attivamente caro Walter, è importante, ritornerà.

Con loro, con gli EcoDemocratici che abbiamo costituito a Verona, si è deciso di intraprendere il cammino della lista “Ambiente, Innovazione, Lavoro”. Era fantastico. Una lista, voluta da Veltroni, che ha esattamente tutte le peculiarità che tutti noi ricercavamo. La lista per coloro, riprendendo il bellissimo passaggio di Ranieri alla presentazione nazionale, che quando gli dici che fanno politica ti dicono di no, nonostante la facciano attivamente e proficuamente tutti i giorni, sui banchi di scuola, nelle loro associazioni, nei loro territori, nelle loro comunità”. La lista che aveva l’obiettivo esplicito di aggregare attorno al processo di creazione del Partito Democratico forze, persone ed organizzazioni del territorio che avrebbero costituito una nuova base attiva del partito.

La lista “ufficiale” dal suo canto portava avanti il suo doveroso, legittimo e sacrosanto lavoro; costruire una lista, attraverso i vertici dei DS e della Margherita, incasellando persone che rispondessero a determinati equilibri, aprendosi per quanto possibile, ma sempre tutto gestito nelle strette e poco areate stanze delle federazioni.

Due scenari diversi, molto diversi, ma non in contrasto tra di loro, entrambi ugualmente legittimi per la storia che era e per la storia che sarà.
Nel primo, persone, forze, gruppi che si aggregano, che creano, che sviluppano, che condividono, che si arrabbiano anche ma che prendono parte attiva alla costruzione di qualche cosa di nuovo un po’ come tanti folletti nella fabbrica di Babbo Natale.
Nel secondo, partiti, segretari, dirigenti che prima si collocano e che poi, attaccati al loro telefonino, cercano presidenti di associazioni, professori noti o meno noti, esponenti della “società civile” da coinvolgerli come parte passiva della nascita del Partito Democratico.
Due scenari in cui la differenza la fa esattamente quella parola: attivo/passivo.

Ad un certo punto della storia, tra un folletto e l’altro, l’incantesimo comincia a sgretolarsi sotto i colpi cinici e miopi della nomenclatura.

“[..] La lista 2 (ambiente, innovazione, lavoro) non si fa più, la lista 1 (ufficiale) provvederà ad aprirsi alla società civile [..]” significato: la lista 2 crea nuovi soggetti attivi, possibili pericoli per l’immediato futuro, la lista 1 si preoccuperà di aggiungere un buon numero di società civile 100%, belli, lustri, ma soggetti passivi, innocui, controllabili, facilmente sostituibili, legittimati non da se stessi, ma dall’alto.

A questo punto della storia tutto comincia crollare, oltre che la lista tanto sognata anche la fiducia, la speranza e il senso di tutta la storia iniziata da quell’”I Care” che è sempre li a crederci ma sempre più da solo.

Ora come è andata a finire la storia a Verona ha poca importanza, lo zoccolo duro della originaria lista “Ambiente, Innovazione, Lavoro” ha elaborato un’alleanza elettorale con la lista “A Sinistra con Veltroni”.
Per lo meno è rimasta parte attiva fino alla fine, al governo del suo timone fino all’unico porto che poteva raggiungere, non si è fatta trasportare dalle correnti (in ogni senso, quelle del mare, che non sai mai dove ti portano e quelle dei partiti che sai sempre che non portano bene). Quello che più mi ha colpito è stato scoprire che la medesima storia si è svolta in molti altri posti; in molte realtà la lista dei folletti non ha visto la luce, niente regali per il Partito Democratico, niente sogni per i bambini sempre il solito e indigesto carbone.

Quello che mi ha spinto a scrivere questa lettera al mio, spero, futuro segretario era la necessità di arrivare a questo paragrafo e nello specifico alla parola “perché?”
Perché Walter non hai spinto più intensamente al fine che questo processo avesse maggior successo? Perché non l’hai difeso, non l’hai preteso? Non serviva che lo imponessi, bastava che lo proteggessi, non serviva che fosse costruito, era già pronto.

Ho la presunzione di credere che in ogni luogo dove il 14 Ottobre non sarà presentata la lista “Ambiente, Innovazione, Lavoro” i vecchi partiti avranno incassato un successo a discapito del futuro partito.

In ogni caso, “I Care” è ancora scritto nel mio cuore e in quello di tanti. Ci si continua a credere, la storia non è ancora finita. Ma Walter, promettici, il Partito Democratico sarà un Partito Nuovo oppure, anche tu lo sai, non sarà!

Un saluto affettuoso
Francesco Magagnino