Perché alla fine Matteo Renzi sosterrà Pippo Civati..

Questo week end sono stato a Reggio Emilia all’incontro “W la Libertá” organizzato da Pippo Civati, occasione per vedere un po’ di bella gente, in un contesto informale, da tutto il paese, con grande voglia di cambiamento.

Civati ha tessuto negl’anni una serie di reti, alcune delle quali poi non ha governato, alcune che ha abbandonato, alcune che ha riattivato sulla base di esigenze progettuali. Facendo un po’ il maoista, come dice un caro amico, costruire reti e lasciarle al loro autogoverno, ad uno spontaneismo aggregante sulla base, ognuna, delle proprie caratteristiche.

Una metodologia probabilmente non pensata a tavolino ma eseguita largamente. Con alcuni evidenti risultati importanti ma anche alcune contraddizioni. Che poi non sono vere contraddizioni ma più propriamente criticità o opportunità in base al punto di vista da cui guardarle.

Così trovi che ad ascoltare Civati ci stia il deluso-vendoliano-vada-retro-Renzi-che-fa-politiche-di-destra, il società-civile-che-noi-siamo-il-vero-paese, il giovane-democratico-sempre-sulla-linea-raciti-adesso-illuminato-occupypd il lettore-assiduo-di-noisefromamerika-elettore-di-Fermare-il-Declino e, tra i molti altri, il ma-renzi-e-civati-devono-stare-insieme (detta mozione Litfiba)

In tutto questo, alla sua scrivania, nella sala di Clemente VII in Palazzo Vecchio, Matteo Renzi, alla ricerca di una nuova strategia e narrativa, alla ricerca dei punti futuri del suo storytelling, starà probabilmente studiando schemi e scenari possibili.

Primo scenario, Matteo si candida, entra in una battaglia nel fango, dentro un partito avverso, senza la certezza vera di vincere (e quindi, dopo, niente corsa per la priemership), e mettendo in discussione buona parte del suo consenso esterno al partito che difficilmente potrebbe poi ritrovare da segretario di partito.

Secondo scenario Matteo appoggia un fedelissimo con due rischi immediati, il primo di non vincere, il secondo di apparire un manovratore.

Terzo scenario Matteo alza le mani, con un pretesto qualsiasi dei numerosi che la scandalosa gestione della dirigenza nazionale gli mette a disposizione, abbandona la battaglia e, senza nessun’accordo, sostiene l’outsider, antagonista al governo attuale e che gli possa assicurare la contendibilità della premiership per il dopo Letta.

Sarà forse per l’essere un renziano della prima ora e un civatiano dell’ora ancora prima, sarà forse solo fantapolitica, ma credo che, alla fine, il terzo scenario, sarebbe il più sensato e, magari, quello che Matteo, nella sua geniale imprevedibilità, potrebbe decidere di seguire.