Renzi-Bersani, avversari alleati.

Appena rientrato dall’Assemblea Nazionale del Partito Democratico.
Oggi poteva andare molto male e invece è andata bene (molto sarebbe eccessivo).

La nota più significativa che mi sono portato a casa è di quelle che non mi sarei proprio aspettato.
Oggi Bersani si è mosso sul palco costantemente con fare nervoso.
Si dice che fosse banalmente per un mal di schiena, invece la mia convinzione è che abbia digerito minuto per minuto la sua strategia che prendeva forma intervento dopo intervento.
Su quel palco, oggi, insieme a lui, c’era il migliore dei rottamatori della giornata. Lui stesso. Bersani medesimo.

Ci sono stati alcuni passaggi di oggi, alcuni interventi (quello bello di Fassino) e degli emendamenti proposti e ritirati in un balletto di giochi di potere e di conte che descrivono chiaramente un conflitto in corso all’interno dei gruppi dirigenti sull’asse presidenza e segreteria.

C’è una resa dei conti, c’è l’opportunità unica che Bersani ha oggi di far saltare il patto di sindacato che lega, stringe e soffoca questo partito da 3 anni attraverso un sistema di reciproci interessi politici tra le correnti, che non sono più nemmeno correnti, ma solo fazioni.

Bersani oggi, ci si stenterà a credere, ha il suo migliore alleato in Matteo Renzi e i suoi peggiori nemici al suo fianco.
Bersani oggi ci ha spiegato, senza dirlo, che preferisce una competizione aperta e leale a cui può vincere libero piuttosto di una corsa truccata la cui sua vittoria sarebbe condizionata da relazioni e sistemi di potere da cui non riuscirebbe a trarne nulla di buono.

Chapeau Segretario. Ora vinca il migliore.